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  • Immagine del redattoreAlliance Food Consultants

Rischi emergenti, frodi su integratori e botanicals il tema caldo 2016


L’EFSA ha pubblicato - come ogni anno- la sintesi delle attività svolte dal Gruppo dei Rischi Emergenti, attività cui l’Authority è impiegata da anni, nell’ambito del proprio mandato (il fondamento legale del gruppo si ravvisa nel Regolamento 178/2002/CE, all’art. 34).

È di interesse prioritario per le imprese alimentari capire aree di eventuale futura valutazione da parte di EFSA, per comprendere i trend e anche le percezioni di sicurezza o insicurezza da parte dell’opinione pubblica - insomma, quali sono o potrebbero diventare i temi caldi.

Scopo di EFSA, affiancata da esperti nazionali e da rappresentanti dei settori produttivi, è:

§ condividere informazioni relative all’identificazione di rischi emergenti o segnali di rischio;

§ condividere metodi usati per identificarli e per l’analisi dei dati raccolti;

§ aiutare a fornire informazioni per identificare rischi emergenti e potenziali vettori come nuove tecnologie, pratiche industriali, pratiche agricole nell’area alimentare e mangimistica.


Tra i temi valutati nel 2016, alcuni dei più rilevanti sono stati:

§ La contraffazione di integratori venduti via web;

§ Alghe marine vendute come alimenti/integratori e possibili contaminazioni o rischi;

§ Rischi associati all’uso di estratti di aloe in produzioni domestiche e non solo;

§ Import export e acquacultura: le differenze critiche tra norme europee ed extra europee.

Temi sfidanti, che non ammettono rapide soluzioni e che interrogano i produttori su corrette modalità di vendita e comunicazione.

Il settore degli integratori (alghe e aloe incluse), in particolare, con il capitolo “botanicals” ancora in sospeso da parte della Commissione europea, vede claims eventualmente tollerati o suggeriti ai vari livelli nazionali (con alcuni casi di armonizzazione, come la lista BELFRIT tra Itala, Belgio e Francia) ma senza una certezza assoluta su possibilità e modalità di utilizzo.

E al netto di un vero e proprio “food tampering”, il rischio di inesatta comunicazione ai consumatori anche tramite siti web ed etichettatura è notevole e diffuso. Oltretutto la spinta delle frontiere del marketing e dell’interessamento dei consumatori pongono pressioni sui confini normativi che, se non sempre sconfinano nell’illegalità, certamente meritano approfondimenti adeguati.



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