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Immagine del redattoreAlliance Food Consultants

Turchia. Il Governo avvia un'azione di repressione contro pubblicità ingannevole



Nei giorni scorsi, al fine di fronteggiare la proliferazione di pubblicità di alimenti e di integratori alimentari volte a veicolare messaggi circa proprietà curative o preventive della malattia Covid-19, le autorità turche hanno avviato una campagna di repressione.


A seguito di controlli estesi anche alla pubblicità e alla vendita tramite canali online, promozioni televisive, radio e social media, il Ministero della Salute e il Ministero dell'Agricoltura hanno individuato alcuni casi di pubblicità di integratori alimentari ritenute illegali.


Sono stati inoltre rilevati prodotti immessi sul mercato accompagnati da indicazioni sulla salute non autorizzate o ingannevoli.


Le autorità hanno pertanto aperto delle procedure investigative e hanno comminato sanzioni alle aziende che avevano posto in essere tali condotte, nonché ad alcuni influencer.


Secondo la normativa vigente in Turchia:


  • il Ministero dell’Agricoltura è responsabile delle concessioni di autorizzazioni per la produzione, l'importazione e la vendita di integratori alimentare e può controllare il mercato ed applicare sanzioni in caso di non conformità;


  • il Ministero della Salute mantiene invece la responsabilità ad autorizzare indicazioni sulla salute nell’etichetta, presentazione e pubblicità dei prodotti e può applicare sanzioni se le indicazioni sulla salute non siano autorizzate o siano fuorvianti.


La violazione delle disposizioni relative all’autorizzazione e alla conformità dei claims salutistici comporta sanzioni sia di carattere amministrativo, che di carattere penale. Oltre ad ordinanze di sospensione dell’attività e la confisca dei prodotti, la legislazione turca prevede a carico dei soggetti responsabili pene detentive da 1 a 5 anni.


I provvedimenti varati nei giorni scorsi dalle autorità turche hanno peraltro colpito anche celebrità ed influencer, che pubblicizzavano nei propri canali social prodotti in grado di prevenire o trattare i sintomi da coronavirus.

In taluni casi le autorità hanno riscontrato che i prodotti non avevano ottenuto l’immissione al commercio prevista dalla normativa nazionale sugli integratori alimentari.





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